Il Comune di Pozzomaggiore, Provincia di Sassari, ricade nella regione geografica del Mejlogu, ha attualmente 3300 abitanti. Il suo territorio confina con i comuni di Semestene, Cossoine, Mara, Padria (Provincia di Sassari) e Sindia, Suni, Bosa (Provincia di Nuoro). Il Rio Mannu, dopo aver attraversato l'altopiano di "Campeda" nel tratto a valle del Ponte Oinu e sino al punto di confluenza con il Rio Cumone, delimita il confine tra il territorio di Pozzomaggiore e la Provincia di Nuoro. Il centro abitato, dista circa 10 km. dalla S.S. 131 "Carlo Felice", è posto su un vasto altipiano ai piedi di due colline di origine vulcanica, Monte Oe e S. Pietro, che prende il nome dalla chiesetta omonima posta in cima. Dall'abitato, e da queste due colline in particolare, si possono ammirare i bellissimi e suggestivi panorami del Monte Minerva, dei resti del Castello dei Doria (punta Su Casteddu), degli abitati di Monteleone Roccadoria, Villanova Monteleone, Montresta, Suni, Padria e Mara. Il territorio è caratterizzato da una zona prettamente collinosa, la cui cima più alta è Monte Rughe (mt. 665 s.l.m.) e da una vasta area collinare denominata "Planu de Murtas". La flora tipica locale i dominata dalla presenza della quercia ed in misura limitata dall'olivastro. Molto belle ed interessanti sotto l'aspetto paesaggistico sono le aree attraversate dal Rio Mannu, dal Rio Pontiggia e dai Rio Cumone. Per quanto attiene alla fauna, in questi ultimi anni si è constatato una diminuzione della pernice e lepre ed un aumento consistente del cinghiale.

In occasione delle più importanti feste religiose di San Giorgio {23 Aprile), San Pietro (29 (giugno) ed in particolare San Costantino il giorno 7 Luglio, si può assistere alla caratteristica corsa equestre dell' "Ardia" alla quale partecipano cavalieri provenienti dai paesi della zona, e che richiama migliaia di visitatori e turisti. L'attività economica prevalente è l'allevamento del bestiame, in particolare ovino, gli allevatori sono riuniti nella "Latteria Sociale Cooperativa Pozzomaggiore" fondata nel 1924. Di notevole interesse è il patrimonio equino per l'alta genealogia della razza. In agricoltura è molto diffusa la coltivazione dell'ulivo, ed in leggera ripresa la viticoltura.

Pozzomaggiore è sede del Giudice di Pace, delle Agenzie del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari, delle Scuole Elementari e Medie Inferiori, di una sezione staccata del Liceo Scientifico di Alghero, istituita nel 1973.

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Il patrimonio archeologico è diffuso in maniera uniforme in tutto il territorio. Di notevole interesse alcuni degli oltre 40 nuraghi catalogati, le tombe dei giganti, il ponte romano di Ponte Oinu, la grotta di Su Guanu.

I nuraghi più interessanti sono:

Cae. Situato in località omonima alla periferia ovest dell'abitato. E' un grande nuraghe di tipo complesso, costituito da una torre centrale circolare circondata da altre quattro torri, di cui due ben visibili. La cupola è crollata e l'ingresso interrato, ma si può comunque distinguere la camera interna, con tre nicchie disposte a croce, seminterrate e non molto profonde, e la scala per salire al terrazzo. Caratteristica dell'edificio sono la presenza di una sorgente nella camera interna, e di una celletta ricavata sopra l'ingresso. Intorno al corpo centrale si ergeva un poderoso bastione, costruito con blocchi molto grandi irregolari. 

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Ruggiu. Nuraghe complesso situato lungo la strada per Semestene. La torre principale, meglio conservata, ha un diametro di base di metri 12.50 e un'altezza residua di m. 4.80 nel punto più alto. A sud-est si apre l'ingresso, che conduce alla camera interna, la cui cupola è crollata. Intorno vi sono altre quattro torri minori, e un recinto più ampio.

Ala è situato a sud, lungo il corso del Rio Mannu, ed è uno dei meglio conservati. È un nuraghe monotorre, di diametro basale di circa m. 12.00 , con un'altezza residua di circa m . 9,60. La camera interna presenta un'alta cupola, ancora intera, e tre nicchie disposte a croce.

L'elemento architettonico più rilevante di età romana è il Ponte Oinu costruito sul Rio Mannu al confine col comune di Sindia, a quasi 200 m. ovest dal ponte moderno. Si compone di tre arcate abbastanza ampie, eseguite con blocchi di basalto e di trachite ed intonacate. La struttura, in condizioni statiche precarie, a causa di un crollo nell'arcata centrale, si trova in uno stato di completo abbandono, quasi completamente ricoperto di vegetazione. Dal ponte si possono seguire le tracce del selciato della strada, in direzione nord in linea parallela alla attuale strada provinciale: unico retaggio della grande strada romana e medioevale che collegava Oristano col Meilogu.

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I monumenti storici più importanti sono la Chiesa Parrocchiale di San Giorgio (sec. XVI), la Chiesa di Sant'Antonio Abate (sec. XVII), la Chiesetta di Santa Croce (sec. XI) e pur essendo di epoca recente le chiese di San Pietro e di San Costantino, in stile Liberty.

Chiesa di San Giorgio  (facciata; interni)

CHIESA DI S. GIORGIO La parrocchiale è dedicata a san Giorgio patrono di Spagna. L'edificio fu costruito presumibilmente nei primi decenni del XVI secolo: dopo S.Giulia di Padria (1520), ma prima di S.Vittoria di Thiesi. La facciata è cuspidata, piatta e divisa in due zone: in quella inferiore si apre il decorato portale e in quella superiore il bel rosone, con sottili spartizioni orizzontali e verticali. La presenza di contrafforti obliqui ai lati destinati a bilanciare la spinta diagonale delle crociere. Il timpano era sormontato, sin agli anni '40, da due statue di apostoli ai lati, col S.Giorgio che trafigge il drago sopra la cuspide. Anche il campanile è in stile gotico-aragonese, coevo alla chiesa: a canna quadrata, coperto da una guglia gigliata, similmente a quello della cattedrale di Alghero. L'orologio fu aggiunto nel XX secolo. La navata è divisa in cinque campate con volta a crociera con costoloni, secondo il modello del S.Francesco di Alghero. Secondo la tradizione, nell'altare maggiore stava un retablo, coevo alla chiesa, composto da sei tele dipinte da pittori che secondo alcuni proverrebbero dalle scuole di Michelangelo, Leonardo e Raffaello. La prima cappella sinistra è dedicata al Sacro Cuore di Gesù; sul lato sinistro è posta la nicchia di S.Francesco d'Assisi e la porta che conduce alla cantoria. Segue la cappella della Vergine delle Grazie, di straordinario interesse la decorazione della volta. La cappella centrale è dedicata ai SS Sebastiano, Lorenzo e Narciso, i cui simulacri sono incastonati in tre nicchie di un bel altare ligneo barocco. Sul lato destro è posto il gruppo ligneo di "S.Giorgio e il Drago", datato all'ultimo quarto del secolo XVII. Tra la cappella in esame e la successiva, è posto il pulpito ligneo, risalente al periodo tra la fine del '700 e i primi decenni dell'800. La quarta cappella di sinistra è dedicata ai santi Andrea, Gavino e Barbara. Segue infine la cappella delle Anime. Esaminando le cappelle di destra, partendo dall'ingresso, si trova la cappella di S.Giuseppe, costruita negli anni 1934-37. La seconda cappella di destra è oggi dedicata all'Immacolata, di fattura locale e barocca, databile attorno al sec. XIX; anticamente era dedicata alla Vergine del Rosario. La cappella centrale è dedicata a S.Anna, rappresentata con la Vergine e S.Gioacchino in un bel quadro di ignoto artista sardo del sec. XIX. Segue la cappella di S.Raimondo Nonnato, del secolo XIX. L'ultima cappella è dedicata a S.Antonio di Padova, risalente anch'essa al XIX secolo; da essa si entra nella sacristia: qui, al centro del vecchio armadio per la conservazione degli arredi sacri, è posta un gruppo policromo in legno intagliato, rappresentante la Vergine col Bambino con a fianco S.Rocco, databile alla prima metà del '700.

 Chiesa di Santa Croce  (facciata; interni)
 
CHIESA DI SANTA CROCE

Era l'antica parrocchiale, sino ai primi decenni del '500. A pianta quadrangolare di dimensioni esterne 26,80 metri per 9,50. Era intitolata a S.Agostino sino alla prima metà del XVII secolo, cambiò intitolazione essendo diventata sede della Confraternita di S.Croce. In origine, nell'XI-XII secolo, la chiesa era di ridotte dimensioni: rettangolare, con l'abside semicircolare; la copertura del tetto doveva essere in legname a due spioventi con belle capriate in ginepro. Sicuramente esisteva nel 1180, data incisa in un concio rinvenuto nel XIX secolo sotto il pavimento durante restauro. Venne ampliata nella seconda metà del XIII, con l'apertura della porta meridionale che presenta una decorazione residua a punte di diamante simile a quella presente nella chiesa di S.Donato di Sassari (circa 1278) e nel S.Giovanni Battista di Settimo S.Pietro (seconda metà sec. XIII). Altri lavori probabilmente durante la signoria dei Doria. Le trasformazioni più profonde furono nel sec.XVI, quando venne costruita la nuova parrocchiale di S.Giorgio. La nave fu portata alla misura attuale, con naturalmente la nuova facciata in gotico-aragonese; la copertura sostituita con una volta a sesto acuto sostenuta da quattro nervature; aperte le monofore su caratteristica nicchia a sesto acuto. Il campanile a vela ha incisa la data 1903. L'altare originario era in legno, con due colonne verniciate in azzurro. Sono stati datati al XVI secolo gli affreschi della parete dell'abside, forse rappresentanti i tre regni ultraterreni, e il simulacro del Cristo Morto, detto "Babbu Mannu", di fattura catalana (sec XV-XVI). Ai secoli successivi è da attribuirsi il pulpito barocco, con rilievi di fiori e ghirlande.

 
S.ANTONIO ABATE

La chiesa, meglio conosciuta come "il Convento", risale al sec. XVII, anche se la sua facciata fu rinnovata nel 1790. Attiguo alla chiesa era appunto il convento dei padri Agostiniani, già esistente nel 1602, ma espropriato nel 1866 e trasformato in caserma dei Carabinieri.

Dopo i restauri del 1996, il Convento è gestito dal Comune come luogo espositivo, in attesa di destinazione definitiva. La facciata barocca della chiesa, larga m. 16 per m. 15 di altezza, presenta due ordini sovrapposti, divisi da partizioni verticali e orizzontali. Nel lato sinistro si eleva il campanile, a canna quadrata, sormontato da una cuspide.

La chiesa è a tre navate, di cui quella centrale, larga m. 6.20 e lunga m. 23, è più grande delle altre due, da cui è separata da altrettante file di quattro colonne ciascuna. Ai lati si aprono le cappelle: tre per parte. L'altare, barocco, risale al 1802. Sulla sinistra dell'altare si entra nella sacrestia da cui si esce nel cortile, dove è la scala per salire nel campanile. Interessanti le statue di S.Agostino e di S.Antonio di Padova, del '700.

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La Sagra di San Costantino 

 La festa più importante è senz'altro la Sagra di S.Costantino, che si rinnova ogni anno il 6 e 7 luglio dal 1923. E' caratterizzata dalla corsa dell'Ardia. Il pomeriggio del 6 luglio a casa del priore arrivano le bandiere degli altri comitati religiosi, poi pian piano arrivano anche tutti cavalieri che parteciperanno all'Ardia, tra cui "su caddu 'e punta" e la sua scorta che si distinguono per avere una camicia ed un copricapo color rosso. Si forma così il corteo guidato dal "caddu 'e punta", seguito dalla scorta e dal resto dei cavalli, poi seguono le bandiere dei vari Comitati, con al centro quella di S.Costantino; viene preceduto e seguito da quattro fucilieri che segnalano con i colpi a salve il passaggio. La processione si snoda per le vie del paese sino alla parrocchiale S.Giorgio, in omaggio al patrono del paese, per accogliere il sacerdote. Tutta la processione si muove verso il santuario attraverso le vie Marconi e Via Grande: arrivata all'incrocio con le vie Ulumos e V.Funtana' e Donnas, i cavalieri si fermano e si ammassano nelle due vie laterali lasciando passare il corteo religioso con le bandiere che prosegue verso la chiesa per celebrare i Vespri. Preannunciata da alcune scariche di fucileria, ha inizio l'Ardia che si compone di due fasi: nella prima si svolgeranno corse a pariglia lungo la Via Grande per circa 180-200 metri sin dentro la corte del santuario e per un giro attorno alla chiesa, nella seconda tutta la moltitudine dei cavalieri girerà più volte attorno al santuario. Inizia per primo "su caddu 'e punta", che impersona l'imperatore Costantino, che parte a galoppo, entra nel recinto del santuario, e compie un giro attorno alla chiesa in senso antiorario, per fermarsi difronte all'ingresso. Quando il primo cavaliere ha superato il recinto, due cavalieri della sua scorta partono al galoppo appaiati, per seguire lo stesso tracciato; quando anche loro entrano nel recinto, partono i due cavalieri successivi e così via, sino a quando tutti i cavalieri hanno effettuato la prima corsa, e il gruppo equestre non si ricompone davanti all'ingresso del santuario accanto al "caddu 'e punta". Costui, attesi tutti i cavalieri, parte improvvisamente, ed esegue un giro in senso antiorario attorno alla chiesa, per poi bloccarsi nuovamente difronte all'ingresso: viene inseguito da tutto il corteo, e qui compare la funzione della scorta: i quattro cavalieri devono infatti impedire a tutti gli altri cavalli di superare "su caddu 'e punta". Ricompattatosi il gruppo, il primo cavaliere riparte senza preavviso per compiere un altro giro ed un altro ancora sempre in senso antiorario, sempre fermandosi ogni volta di fronte alla facciata della chiesa. Poi i tre giri vengono compiuti anche in senso orario; quindi si ricompone il corteo dei cavalieri col "caddu 'e punta" e sfilano al passo lungo la Via Centrale.

La mattina del giorno 7 tutto il cerimoniale si svolge nello stesso identico modo.

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 Massimo Rassu, Pozzomaggiore: l'ambiente, la storia, l'arte, Itinerarte, Cagliari 1999

 

Nelle pagine la storia di Pozzomaggiore: dai primi insediamenti umani, fino all'odierno volto di centro collinare del Logudoro legato all'allevamento e all'agricoltura. L'evoluzione urbanistica dell'abitato, i luoghi di ritrovo e di culto, le attività lavorative e le antiche usanze. Particolare attenzione è rivolta al grande patrimonio archeologico e architettonico.
 

 

 

 Pietro Dettori Campus, Descrizione, usi e costumi di Pozzomaggiore, villaggio della Sardegna, GUERRA Editrice, Roma 1867 

La fonte più importante sulle tradizioni di Pozzomaggiore nel XIX secolo è rappresentata da un libretto stampato a Roma dalla "Tipografia Guerra" nel 1867 a cura dello studente universitario Pietro Dettori Campus.

Tale testo rimase praticamente sconosciuto in Sardegna e perfino a Pozzomaggiore, sino al 1995, benché una copia fosse conservata nella Biblioteca Universitaria di Sassari.

 

 

Per ulteriori informazioni

Amministrazione Comunale POZZOMAGGIORE

Via Sacerdote Fadda, Tel. 079 801123 - Fax 079 800155


 

 

Testi e foto - liberamente tratti dalla pubblicazione " Pozzomaggiore: l'ambiente, la storia, l'arte, Itinerarte, Cagliari 1999 " - sono proprietà di © MASSIMO RASSU 1999