PREMESSA

Entrando in una basilica romanica o in una chiesa gotica è immediata la percezione di trovarsi in un luogo sacro. Diventa tangibile non solo la consapevolezza che il luogo è stato sacralizzato, immediatamente matura la coscienza razionale di accedere ad un tempio. Le forme esterne come quelle interne, i vuoti e i pieni, la luce, il suono, l'odore: tutti i sensi comunicano la sacralità del luogo. Lo spazio è organizzato in modo da trasmettere immediatamente al pellegrino o al viandante messaggi ed emozioni.

Tutti gli elementi e le strutture partecipano al significato simbolico generale con l'apporto dei loro significati particolari: derivano dalle forme, dalle strutture, dai colori, dai materiali, dalle funzioni, dalla distribuzione in altezza, dalla gerarchizzazione degli elementi.

Una chiesa, come qualunque altro edificio sacro, raramente è frutto dell'improvvisazione, della casualità, dell'approssimazione; la sua costruzione è invece la sintesi di un'autentica creazione che nasce dall'unione tra lo spirito e la materia, tra la proiezione verso il Superiore e il lavoro manuale, è il risultato di un progetto. Niente è fatto solo per un'esigenza estetica, ed ogni elemento ha uno scopo pratico, quello di agire sull'uomo. Quando si tende al superamento di una finalità pratica per accedere a finalità d'ordine spirituale, anche la costruzione più umile diviene architettura.

I Maestri costruttori medievali disponevano di tutto il sapere sulla luce, l'ombra, i colori, le forme e l'ordine dei numeri e lo utilizzavano ampiamente nella realizzazione delle loro opere. Essi controllavano ogni dettaglio del lavoro, dall'inizio del progetto e della pianta fino al completamento delle ultime finiture interne, tuttavia lontane dal rispondere unicamente a fini «utilitaristici», almeno nel senso esclusivamente materiale che si dà oggi a questo termine.


Leonardo da Vinci scrisse: «La vera opera d'Arte risulta dall'accordo di quei certi elementi che formano una divina simmetria». Ecco allora che occorre studiare i concetti base riguardanti la proporzione e il modulo, prendendo spunto dalle fonti storiche e da trattati, per dimostrare come, in tutti i periodi ma soprattutto in età medioevale, la produzione architettonica nacque dalla ricerca dell'armonia creata attraverso lo studio delle proporzioni: a questo fine erano largamente impiegati due criteri basati sul triangolo e sul quadrato.

Il fascino di individuare una metrica comune, riportando su un rigo le complesse analisi spaziali, e riferendo alle proporzioni del corpo umano o allo sviluppo di forme naturali le forme stesse dell'architettura, ha ispirato alla fine del XIX secolo i teorici della «simpatia simbolica», secondo cui l'arte trasforma la materia in immagine di organismi viventi, e poi ancora, fino a oggi, artisti o scrittori, come Le Corbusier codificava col «modulor», un nuovo sistema ideale per dare misura alle fabbriche. Ricerche che devono essere valutate come importante contributo per un avvicinamento positivo ai segreti dell'architettura. Ma la metrica è individuabile solo se si conoscono le misure, esaminando soprattutto le unità di misura che nei secoli variarono da maestranza a maestranza.

Per apprendere l'antica saggezza dei Mastri costruttori occorre fare propri anche altri strumenti di analisi. Infatti, la scienza dei costruttori medievali non ebbe origine affatto da un'improvvisa rivelazione, ma è stata lentamente elaborata nel corso dei secoli, trasmessa da individuo ad individuo nel segreto. Le conoscenze sulle tecniche costruttive non venivano dispensate «ex cathedra», non erano insegnate, bensì divulgate di mano in mano, da bocca ad orecchio.

La fondazione, la scelta della ubicazione e la pianta erano sottomesse a regole dipendenti essenzialmente dalla «scienza sacra». Gli antichi costruttori caratterizzavano le loro opere secondo un modello cosmico. La chiesa era costruita sulla base della luce. La navata principale veniva posizionata secondo alcuni orientamenti mai casuali, ma legati ad esigenze pratiche e liturgiche tutt'uno con la ricerca di una «bellezza».

Più volte è stata infatti notata in vari edifici sacri la disposizione della navata esattamente da ovest ad est e il transetto forma da nord a sud il braccio corto della croce latina.


Tali argomenti non possono essere esauriti nel presente lavoro, poiché permettono di impostare un discorso di analisi architettonica degli edifici religiosi medioevali della Sardegna secondo una prassi che sfugge alla metodologia attuale di ricerca in ambito isolano, anche se diffusissima nelle Università anglosassoni e statunitensi. Si vuole solo suggerire un ulteriore strumento per la datazione e la lettura di un monumento. A prevenire fin troppo facili obiezioni, occorre evidenziare che i dati raccolti nella presente ricerca sono, più che altro, un approccio a riflessioni per la messa a punto di un metodo. Solo l'inizio di una indagine, della quale si sono comunque voluti divulgare i primi risultati, seppure parziali e incompleti, per invitare i ricercatori ad arricchirla, ampliarla, correggerla. Con i documenti, le indagini archeologiche, i caratteri stilistici, le misure e le proporzioni di un edificio si possono offrire nuovi elementi, indicare tracce, ipotesi; contribuire a confermare, oppure a confutare, teorie e modelli.

Non sfuggono certo le difficoltà dell'applicazione, nella pratica.

Silanus (NU) - S. Lorenzo: proporzioni in pianta.